PERCHÉ?
Questo documento nasce dall’attività e dalle riflessioni che un gruppo di insegnanti, bibliotecari, editori, librai e rappresentanti di associazioni e istituzioni hanno svolto negli ultimi anni nell’Associazione Presìdi del libro e nell’Associazione Forum del libro.
Vogliamo richiamare l’attenzione sull’importanza e sull’urgenza di alcune iniziative concrete e nello stesso tempo significative per la promozione della lettura.
Non pensiamo certo di condensare in poche pagine una politica della lettura, ma vorremmo che si cominciasse bene. Per questo a chi leggerà il manifesto chiediamo, oltre alla firma anche suggerimenti e proposte.
LA LETTURA: UNA RISORSA PER L’ITALIA
L’Italia condivide con Grecia e Portogallo un triste primato europeo: il più basso indice di consumi culturali. Dai musei ai teatri, dai giornali ai libri fino al computer e a Internet, gli italiani – stregati dalla televisione e dal cellulare – si distinguono per difetto.
Non c’è da stupirsi che il Paese sia risucchiato da un alto tasso di analfabetismo di ritorno. Non ci si può neanche meravigliare che ne risenta lo sviluppo sociale ed economico del Paese.
Le politiche pubbliche messe in opera fin qui non hanno brillato né per qualità né per quantità degli interventi. Istruzione, formazione e ricerca sono da sempre nei programmi elettorali di (quasi) tutti i partiti, ma poi… c’è sempre qualcosa di più urgente. Se si considera la politica per la lettura, la situazione è ancor più grave: in molti casi… non se ne parla neppure! Negli ultimi anni si è costituito un Istituto per il Libro e poi, al cambio di governo, un Centro Nazionale del Libro, ma – almeno fino ad oggi – alle due sigle non ha corrisposto un’azione significativa. Lo scenario muta quando si considerano gli interventi in sede locale: alcune Regioni e alcuni Comuni hanno cercato di promuovere interventi efficaci e originali (ad esempio nel settore delle biblioteche), ma quasi mai coordinati tra loro e questi esempi non sono stati imitati.
Il tema della promozione della lettura è presente anche in alcuni documenti delle associazioni di categoria dei librai e degli editori oltre che degli insegnanti e dei bibliotecari, ma è mancato un confronto serio tra i diversi punti di vista, in particolare di coloro che operano in una logica di servizio pubblico e di quelli che si muovono all’interno del mercato.
Nel 2001 nasce in Puglia il movimento dei Presìdi del libro, che subito dopo si diffonde in altre regioni. L’idea che lo muove è semplice: riunire gruppi di lettori, nelle città grandi e piccole, che mettano in comune la passione per i libri e che facciano rete tra loro per sostenersi sia nei rapporti con le istituzioni locali sia con le case editrici e i mezzi di comunicazione.
I Presìdi, dopo tre anni di attività organizzano nel 2004, a Bari, il primoForum del libro e della lettura “Passaparola” e invitano i protagonisti di alcune delle più rilevanti esperienze di promozione della lettura a confrontarle. Per la prima volta si incontrano bibliotecari e librai, animatori di festival e insegnanti, editori e responsabili di associazioni culturali, imprenditori e banchieri, esperti e rappresentanti di esperienze straniere. L’incontro sviluppa uno straordinario moltiplicatore di energie e rivela – come scrive Umberto Eco dopo il Forum – “una geografia di splendide invenzioni”, che va avanti e ottiene risultati, nonostante tutte le difficoltà sopra descritte. A questa Italia si sono rivolte e si rivolgono le parole dei Presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano durante gli incontri del 2004, del 2005 e del 2006 a Bari e, del 2007, a Cagliari.
È dall’insieme di queste considerazioni e di queste esperienze, sommariamente richiamate, che matura la “simpatia e la sintonia” tra diverse persone che operano nel mondo del libro e che si ritrovano nell’Associazione Forum del libro istituita nel 2006.
Al centro ci sono alcune idee semplici su come promuovere la lettura in maniera efficace e innovativa.
Ad esempio:
- Promuovere la lettura dei libri è una leva formidabile per l’innovazione e lo sviluppo economico e sociale del Paese.
È stata la considerazione comune al centro dei lavori del secondo Forum di “Passaparola”, anche attraverso le testimonianze di illustri studiosi come Enzo Cipolletta, Giuseppe De Rita, Tullio De Mauro. La correlazione tra gli indici di lettura dei libri e quelli dello sviluppo sociale ed economico è fortissima sia confrontando paesi diversi sia all’interno delle diverse aree geografiche italiane. La questione del libro si configura quindi come una grande questione civile nazionale. - Esistono in Italia straordinarie esperienze di promozione della lettura, che possono essere validi esempi per una politica efficace. Non c’è bisogno solo di interventi dall’alto, spesso improvvisati e dispendiosi. Ci si può invece ispirare a concreti casi di successo, sia all’estero (in particolare in alcuni paesi europei) sia in Italia. Alcune delle migliori esperienze di promozione della lettura si trovano in provincia e a volte in piccole realtà (molte di queste si sono presentate negli ultimi quattro anni al Forum della lettura Passaparola da noi organizzato). Piuttosto che investire grandi cifre in campagne pubblicitarie per la lettura, sarebbe di grande interesse utilizzare queste esperienze come moltiplicatori, attraverso la opportuna valorizzazione e messa in rete.
- Per raggiungere i non lettori occorre trasformare in profondità la cultura e il modo di operare dei ‘professionisti’ del libro.
Una delle cause di lontananza di molti italiani dalla pratica della lettura, a partire dagli anni della scuola, è l’atteggiamento elitario ed esclusivista di chi ritiene di possedere “la cultura” e dunque la chiave per la vera conoscenza del mondo. Un’efficace promozione della lettura ha come presupposto una radicale “autoriforma” di coloro che ne dovrebbero essere i protagonisti e che, invece, per molti versi si considerano, come ha scritto Daniel Pennac, più “guardiens” che “passeurs” del sapere. Come cambiare? Anche in questo caso ci sono esperienze rivelatrici di come bibliotecari, insegnanti, librai, editori si possano rimettere in gioco e trasformare per rendersi capaci di attrarre al libro e alla lettura molti che ne avevano diffidenza.
CHE FARE?
Occorre porsi alcuni obiettivi generali e concreti al tempo stesso. Occorre incidere in modo diretto sui fronti più rilevanti: sulle persone e nei luoghi.
Innanzitutto le persone da formare alla promozione della lettura:bibliotecari e insegnanti.
In particolare agli insegnanti va offerto supporto alla lettura a voce alta, offrendo loro l’aggiornamento bibliografico necessario, facilitando la frequentazione di biblioteche e librerie specializzate, consentendo la consultazione delle riviste di settore e del web, in generale favorendo il confronto con le più avanzate esperienze europee.
Poi, nei luoghi.
In biblioteca
Sul modello di realtà già esistenti, in Italia e all’estero, vanno trasformate le biblioteche in centri culturali aperti alla città, in luoghi sociali e di incontro, oltre che di conservazione e di studio. Questo vale sia per le biblioteche pubbliche – da sempre trascurate in Italia rispetto ai Paesi del Nord Europa – sia per le biblioteche scolastiche, che devono essere modernizzate e potenziate per diventare luoghi di socializzazione non solo per gli studenti ma per tutto il territorio circostante. Una biblioteca aperta alla città che coniuga cultura e innovazione potrebbe essere sostenuta attivamente dalle forze economiche della città: Associazione Industriali, Camera di Commercio, singole banche e imprese attente e interessate allo sviluppo del loro territorio.
In libreria
La libreria è – insieme alle scuole e alle biblioteche – un fattore essenziale nella diffusione della lettura.
La riduzione delle librerie indipendenti è una tendenza in atto in tutti i Paesi occidentali, che comporta rischi di riduzione della pluralità di titoli in offerta. Occorre creare forme di incentivo per le librerie commisurate anche alla loro capacità di mantenere un’ampia offerta di titoli e di svolgere un’adeguata azione di promozione della lettura. Va anche incentivata l’apertura di nuove librerie. È necessaria una legge sul libro, come quella che esiste in Francia, che dia regole certe per gli operatori e per i lettori-acquirenti.
A scuola
La scuola gioca un ruolo centrale nella creazione e nella formazione dei giovani lettori. Potenziare i progetti lettura e, soprattutto, dedicare un tempo costante alla lettura in aula in tutti gli ordini di scuola, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria superiore, è ancora oggi obiettivo da raggiungere.
Occorre potenziare in ogni modo le biblioteche scolastiche, riconfigurando i locali che le ospitano e potenziando il patrimonio bibliografico esistente. Insomma, riportandole ad essere un luogo di affezione alla lettura e di apprendimento della metodologia della ricerca. Parallelamente è necessario lanciare un piano di formazione e di sensibilizzazione dei docenti per portarli a conoscenza delle esperienze migliori già attive nel settore.
In città
L’esperienza conferma che un’efficace politica di promozione della lettura non può limitarsi ai luoghi deputati, come la scuola o le biblioteche. Ogni volta che l’incontro con il libro avviene in luoghi insoliti e tipici della vita quotidiana, gli si accostano molte più persone, con risultati straordinari.
Si potrebbe promuovere assieme all’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani un’iniziativa che porti in tutte le città italiane, un grande tendone di libri nella piazza principale, con libri venduti dai librai ma anche prestati dai bibliotecari e scambiati con il sistema del bookcrossing. Nella stessa categoria di esperienze interessanti e replicabili c’è quella di “un libro, una città”, sperimentata per due anni a Mantova, con distribuzione simultanea e gratuita di un libro fuori diritti a decine di migliaia di cittadini.
I libri in televisione
In Italia il rapporto tra libri e televisione è spesso visto in maniera conflittuale da chi si occupa di promozione della lettura. Non è così: se nelle case non c’è solo la televisione, la convivenza con i libri può essere di reciproco aiuto. Così come già fanno i giornali attraverso le pagine della cultura o gli inserti speciali o la radio attraverso le trasmissioni dedicate, anche la TV potrebbe diventare un ottimo “detonatore” per la promozione della lettura. Andando ben oltre le trasmissioni già esistenti (validissime, ma, spesso, in fascia oraria di bassi ascolti), bisognerebbe pensare a una progettazione specifica, da mandare in onda in fasce orarie di ampio ascolto, capace di trasformare la TV in uno strumento di comunicazione che sappia davvero fare da tramite tra la produzione editoriale e la società civile.
Una prima proposta possibile potrebbe essere, per esempio, quella di inserire nei Tg del servizio pubblico uno spazio ai libri legandolo alle notizie del giorno si otterrebbe di certo un benefico effetto facendo percepire il libro come una componente essenziale per capire e vivere meglio il nostro tempo.
CON CHI?
Dall’alleanza tra tutte le figure portatrici di diverse competenze del mondo del libro può nascere una politica della lettura che sia dalla parte del futuro.
La possibilità di scegliere e leggere un libro, trovandolo in casa o in libreria o in biblioteca o altrove è un fattore di libertà. È una battaglia di libertà quella che ha per obiettivo la moltiplicazione delle occasioni di incontro con il libro e in particolare con il maggior numero possibile di libri diversi.
Per realizzare questo obiettivo non basta l’azione di una singola categoria di operatori, perché inevitabilmente si adotterà un solo punto di vista e non sarà quello più rilevante. Che è quello del lettore, effettivo e potenziale: solo il suo, infatti, ha rilievo generale e nazionale e può costituire il punto di partenza per una strategia complessiva della promozione della lettura, che attivi risorse pubbliche ma anche private per raggiungere lo scopo. Solo un’alleanza tra bibliotecari e insegnanti, editori e librai (insieme a tutte le persone sensibili alla lettura che operano nella società civile e nelle istituzioni) dispone delle risorse, organizzative e intellettuali, per porre la sfida in maniera efficace alla classe dirigente italiana. Per coinvolgere in un lavoro comune le persone di buona volontà che hanno o possono scoprire l’utilità economica e sociale del leggere, la civiltà del leggere, il buon governo che può derivare dal leggere.