Emma Toniolo, 4 SA, IIS “G.G. TRISSINO” – VALDAGNO
William Golding, Il signore delle mosche
Durante un conflitto mondiale un aereo carico di bambini precipita su un’isola deserta nel mezzo dell’oceano, lontano da ogni rotta navale e dalla civiltà, un piccolo angolo di mondo che sembra quasi essere un paradiso. In questa striscia di terra abitata solo da cinghiali e maiali i bambini tentano di organizzarsi come avrebbero fatto i grandi e Ralph, eletto capo da tutti, prende in mano la situazione: viene subito acceso un fuoco per rivelare la loro posizione a chiunque passi nelle vicinanze dell’isola e si costruiscono rifugi per la notte, nel tentativo di rimanere ancorati agli usi della civiltà anche in un luogo così diverso dalla loro casa.
Ma fin da subito qualcosa si incrina e la vera anima dell’uomo emerge anche in creature apparentemente così innocenti come i bambini: il loro cuore si macchia dei mali che devastano il mondo adulto: l’ambizione, la fama di potere, l’odio. Quella che sembrava un paradiso diviene un inferno, e con lei anche la coscienza dei bambini si brucia, si sporca di sangue, si marchia.
Spinti da una ferocia innata e per anni sopita, quelli che pochi giorni prima non erano che scolari capitati per caso su un’isola diventano selvaggi, la mente lascia il posto all’istinto e la violenza vince sulla ragione, in un racconto tanto stupendo quanto raccapricciante.
La bestia che già dai primi giorni la fervida fantasia dei più piccoli aveva immaginato aggirarsi per l’isola non è che l’esternazione della bestia che dorme in petto all’essere umano, un mostro addormentato che, non appena vengono meno le regole della convivenza civile, si sveglia e inizia a ringhiare.
Con “Il signore delle mosche” William Golding ci regala la sua visione del genere umano, violento e crudele, in un romanzo dal quale è difficile staccarsi.