Sono un maestro elementare e ho famiglia. Ho moglie e figli, e il mio guadagno è sufficiente per arrivare alla fine del mese. Ada, mi amoglie, mi ripete spesso: – Lasciami andare a lavorare! – Oppure: – A Vigevano lavorano tutte le donne!
Ella vede che mi esaurisco tra scuola e lezioni private e ne profitta: – Perché non mi lasci andare a lavorare?
Comprendo che il suo lavoro sarebbe essenziale all’economia della casa, oltreché delle mie forze; ma il pensiero che mia moglie – moglie di un piccolo borghese – entri in una fabbrica, si metta alla stregua degli operai, mi è insopportabile. – Devi pensare alla casa, – le rispondo.
Nella mia casa non c’è on verità molto da fare. Siamo io, Ada e nostro figlio Rino.
– Sei smorbio e vanitoso, – mi rimprovera Ada. Mi sono accorto di essere smorbio e vanitoso alcuni giorni fa.
(Lucio Mastronardi, Il maestro di Vigevano, Einaudi, Torino 1994 [ediz. orig. 1962])