recensione a cura di Giacomo Bresolin, 1A Classico Liceo “Brocchi” Bassano
Nel 1896 riscuote grande successo la pubblicazione del romanzo storico Quo vadis?, dello scrittore polacco Henryk Sienkiewicz. Il titolo deriva da una frase pronunciata da S. Pietro a Cristo, “Quo Vadis, Domine?” (“Dove vai, Signore?”), la quale è scolpita su una pietra ancora conservata nel luogo dove, secondo la tradizione, Pietro, fuggendo da Roma, vide Cristo. Il filo conduttore del romanzo è l’amore segreto tra un soldato, Marco Vinicio (nipote di Petronio, personaggio realmente esistito, che fu arbiter elegantiarum di Nerone) e una ragazza di fede cristiana seguace dell’apostolo Pietro, Licia. Lo sfondo storico è quello del principato di Nerone, dove si alternano lo sfarzo della corte imperiale e il sangue di innocenti che scorre nell’anfiteatro, per il divertimento dell’imperatore, tra orrende torture e condanne. La storia inizia in casa dello scrittore Petronio che incontra il nipote, con il quale si reca nel foro per incontrarsi con il filosofo Seneca; quindi al lettore è presentato il lusso sfrenato delle feste imperiali, nonché i drammatici momenti dell’incendio di Roma e delle persecuzioni contro i cristiani, tra i quali viene imprigionata anche Licia, che sarà responsabile della conversione al Cristianesimo di Vinicio. Il romanzo, il cui autore dimostra una profonda conoscenza dei personaggi e dell’epoca, si conclude tragicamente con la morte di Petronio e di Nerone e la fuga dei due protagonisti in Sicilia. Il messaggio di Sienkiewicz è che l’apparenza è diversa dalla sostanza. Basta pensare alla figura emblematica di Nerone, che sembra un uomo amante della cultura e autore di versi immortali, quando è in realtà un patetico buffone al cospetto di personaggi davvero onorevoli come Petronio. Inoltre è evidente l’ipocrisia e l’omertà dei funzionari imperiali che sanno perfettamente che il vero mandante dell’incendio dell’Urbe è l’imperatore, ma tacciono per paura di scatenare la sua ira. Questo romanzo è consigliabile per conoscere la vita sia dei Romani sia dei cristiani durante il governo di Nerone, ma anche per ricordare gli orrendi crimini compiuti da questo imperatore, a causa dei quali morirono migliaia di persone.