recensione a cura di Alessandra Turinese, 1A Classico Liceo “Brocchi” Bassano
LA SIEPE
La siepe, barriera mentale, metaforica, che impedisce di guardare oltre: questa è l’immagine simbolica cui fa riferimento il titolo italiano dell’opera. La siepe separa concretamente il mondo esterno dal giardino dei Radley, la misteriosa famiglia del temuto e leggendario Boo, sul quale Scout Finch (la giovane protagonista), il fratello Jem e l’eccentrico Dill fantasticano e creano una realtà fiabesca. Ma ben più inquietante è la barriera del pregiudizio razziale, di cui la siepe è appunto metafora: proprio il pregiudizio impedirà agli abitanti di Maycomb (contea dell’Alabama degli anni ’30), di credere all’innocenza del nero Tom Robinson, ingiustamente accusato di violenza carnale e difeso dal saggio Atticus (padre di Scout e Jem). Ma mentre la siepe fisica dei Radley offre a Scout, Jem e Dill l’ispirazione per fantasie e giochi innocenti, la “siepe” del pregiudizio innesca nella comunità di Maycomb una spirale di odio, crudeltà e ignoranza. Nessuno è immune dalle siepi mentali e dal buio della paura. I protagonisti saranno salvati da Boo Radley in un vero colpo di scena, che rivelerà l’infondatezza dei loro stessi pregiudizi. Il romanzo di Harper Lee, caso di one-hit letteraria, ribadisce quindi un tema universale e quanto mai attuale: il pregiudizio, impedisce certamente la vera conoscenza, ed è la premessa alla barbarie di chi uccide “uccellini indifesi”(To kill a mockingbird, il titolo originale).