La scrittrice e dirigente scolastica Mariapia Veladiano è intervenuta alla manifestazione di presentazione e premiazione dei concorsi Bravo chi legge!, Booktrailer e Whatsappbook, lo scorso 6 maggio al cinema Odeon di Vicenza, proponendo un’interessantissima riflessione sul valore e il significato della lettura e sui modi di promuoverla.
La proponiamo qui, ringraziandola ancora per il suo prezioso contributo
Leggere perché? Dalla giornata del libro alla scuola della lettura
Noi qui parliamo di lettura dal nostro punto di vista, che è il punto di vista di chi legge, ama leggere, ritiene bello leggere e forse anche utile, ma leggerebbe anche se non fosse utile.
Difficilmente un incontro sulla lettura è organizzato da non lettori.
Certo che potrebbe essere. Un convegno che analizza quel bizzarro fenomeno per cui esistono persone che leggono, mentre si può vivere anche senza farlo risparmiando così un mare di tempo e di soldi. Però non si fa proprio.
Bene. Noi siamo qui perché sappiamo che leggere è una cosa buona, molto buona.
Come si fa?
A leggere come ad amare non si impara da soli.
Può amare chi ha conosciuto nella vita l’esperienza di essere per l’altro un assoluto in nessun momento esposto all’abisso dell’abbandono, sicuro nella presenza e anche nell’assenza, essere unico, irrinunciabile. Se ci accade come figli, la nostra vita è salva. Altrimenti si deve aver la bella ventura di trovare chi ce la regali da grandi, questa vita. Si nasce dall’altro, sempre.
Anche per leggere ci vuole l’altro. Quest’arte coltivata poi in solitudine richiede una relazione, molte relazioni. Meglio un mondo intero. Almeno fino a un certo punto.
Se le cose vanno come sarebbe bello che andassero, le prime storie ci arrivano dalla voce di un papà, una mamma, una nonna, una tata. Suono e narrazione insieme per sempre. La nostra futura lettura autonoma e silenziosa sarà accompagnata da un suono dentro di noi, eco di quel suono di affetto e cura che ci consegnava le prime storie. Il suono della narrazione deve scivolare in chi ascolta con la forza di una seduzione buona, esclusiva e cieca come ogni seduzione, capace di isolarlo dal mondo: solo lui e il suono che non si può interrompere. Se capita, nasce il lettore. Che cercherà quel suono in sé per sempre.
Certo, può non andare così. E allora a scuola ci arrivano bambini che dopo i libri morbidosi coccolati e succhiati all’età giusta, non hanno visto più molto.
E allora serve il mondo. Gli “eventi” come quelli che abbiamo vissuto qui e in tante città per la settimana del libro, la giornata del libro, liberi di leggere, vanno bene ma sottolineano per contrapposizione quel che manca. Cioè un mondo che “mostri” la verità di quel che dice. Se i libri sono importanti allora bisogna che siano accessibili, se la lettura è fondamentale allora ci deve essere una scuola della lettura, non un giorno della lettura. Ci vuole un mondo che faccia i passi giusti.
Voi siete quell’incredibile tesoro di giovanissimi lettori che le indagini Istat ci consegnano. Siete voi i lettori e noi adulti quelli che non leggono. Dovreste essere voi qui a raccontare perché leggere è bello e a ragionare sul perché gli adulti leggono molto molto meno di voi.
Ma perché un ragazzo dovrebbe leggere vivendo in un mondo dominato dalle immagini? Meglio non chiederlo in un tema. Nell’età della provocazione potreste rispondere serenamente: “Non lo so, per questo non leggo”. E però noi lo sappiamo perché si deve riuscire a regalare l’amore per i libri. Lo ha scritto meravigliosamente Mario Vargas Llosa: i libri “fanno vivere ai lettori l’impossibile, tirandoli fuori dal loro io individuale, rompendo i confini della loro condizione, e facendo loro condividere, immedesimati con i personaggi dell’illusione, una vita più ricca, più intensa, o più abietta e violenta, o semplicemente differente da quella nella quale sono confinati” (La tentazione dell’impossibile. Victor Hugo e “I Miserabili”, Scheiwiller, 2011). Alla fine leggere salva dal nostro egoismo, fa uscire da sé, ci trasforma, ci fa sentire simili nell’unico mondo, diversi nella separatezza illuminata della lettura. Ci salva dal sentirci innocenti. Ci regala l’appartenenza alla comune umanità.
“Leggo perché ho preso il vizio” annuncia un testo divertente e serissimo sulla passione di leggere proposto dal Circolo dei lettori di Torino. Bisogna indurre il vizio.
Perciò l’arte di leggere chiede un mondo intero. Di lettori, innanzi tutto, di persone che amano i libri, ne parlano, danno loro spazio nella vita.
Sono i librai, i bibliotecari, gli adulti che leggono i coprotagonisti di questa storia. I protagonisti sono i ragazzi, che grazie al cielo si innamorano facilmente. Anche dei libri.
“Io leggo perché il mondo non mi piace. Io leggo per cambiarlo” scrive ancora nel suo minimanifesto Il circolo dei lettori di Torino. E a voi ragazzi cambiare il mondo piace.
E poi leggere ha a che fare con la libertà.
Perché se tutto il nostro tempo è già pre-occupato, non sono libera e non posso leggere, come fare altre cose, tipo camminare, giocare, chiacchierare, sognare.
Perché leggere dà le parole e le parole sono libertà.
Di difendersi dal sopruso con le argomentazioni e non con la forza.
Di capire quanto sia perdente la forza rispetto alle parole.
Di capire la trappola della demagogia e smascherarla.
Di capire la trappola delle parole mascherate di luce e smascherarle.
“Ci regaliamo la libertà di condividere l’inutile. L’inutile della bellezza del cielo al tramonto”. Lo dice Bansky.
Lo diciamo anche noi.