recensione a cura di Sara Bastianello – 5AII Itis “Alessandro Rossi”
In ogni persona che incontriamo si nasconde un romanzo. Un fatto, uno squarcio nella vita che l’ha portata a crescere, a cambiare, a sconfiggere anche i più grandi dolori, come quello della perdita precoce dell’affetto più profondo e naturale del mondo: l’affetto di una madre. “Non essere amati è una sofferenza grande, però non la più grande. La più grande è non essere amati più”. Così Massimo Gramellini, autore del bestseller da 300mila copie, presenta l’inizio di una storia, che risveglia in tutti noi il ricordo di un dolore personale che quasi per solidarietà o conforto, ci avvicina alle vicende del piccolo Massimo, rimasto orfano di madre all’età di nove anni. La storia, raccontata in flashback, inizia il 31 dicembre 2009 con l’apertura di una busta, in cui Massimo, quarantenne, scoprirà di aver vissuto fino a quel momento, in una bugia. Catapultati al 1969, vivremo insieme al protagonista l’ultimo saluto della madre, coglieremo insieme a lui, i tocchi leggeri di questa donna, così delicati da sentirci quasi sfiorati da quella mano che si stava allontanando. Il trauma, la ricerca di spiegazioni, il ritrovo della consapevolezza e la sconfitta del dolore. Gramellini sintetizza, attraverso la sua esperienza personale, il viaggio che tutti compiamo nella sofferenza; egli ci regala la sicurezza di arrivare alla luce, prima o poi, e rende indelebile il suo messaggio di positività e di speranza, anche quando sperare sembra solo un’illusione per sognatori. Il tono ironico, padroneggiato con maestria dall’autore, rompe l’apatia delle pagine più buie. Con il protagonista rideremo e piangeremo, condivideremo riflessioni e parleremo di sentimenti. Quell’educazione ai sentimenti che l’autore rivendica con fermezza, perché necessaria in una realtà dove la volgarità e la predilezione al male, diventano pubblici senza problemi, ed invece l’amore, il dolore, la morte, e cioè la vita nei suoi valori meno urlati, rimangono relegati al privato. “Fai bei sogni” è un libro dedicato ad un’umanità di orfani, nel senso che tutti abbiamo perso qualcuno o qualcosa nel nostro cammino. È un libro che parla di realtà, di quella parte della vita che celiamo agli occhi altrui, perché ci rende deboli e vulnerabili, dimenticandoci che siamo o siamo stati tutti deboli e vulnerabili. È facile così aggrapparsi a queste pagine dove si nasconde la confessione di un’anima che ci trasmette il coraggio di riflettere in essa la nostra. Parliamo di sentimenti: non sono un errore. Trattiamo questo tema che nessuna materia insegna, impariamolo dalle pagine dei libri. Buona lettura