incipit – daniel pennac, il paradiso degli orchi

paradisoorchi

La voce femminile si diffonde dall’altoparlante, leggera e piena di promesse come un velo da sposa:

– Il signor Malaussène è desiderato all’Ufficio Reclami.

Una voce velata, come se le foto di Hamilton si mettessero a parlare. Eppure, colgo un leggero sorriso dietro la nebbia di Miss Hamilton. Niente affatto tenero, il sorriso. Bene, vado. Arriverò probabilmente la settimana prossima. E’ il 24 dicembre, sono le 16 e 15, il Grande Magazzino è strapieno. Una fitta folla di clienti gravati da regali ostruisce i passaggi. Un ghiacciaio che cola impercettibilmente, in un cupo nervosismo. Sorrisi contratti, sudore lucente, ingiurie sorde, sguardi pieni d’odio, urla terrorizzate di bambini acciuffati da Babbo Natale idrofili.

– Non aver paura, tesoro, è Babbo Natale!

Rapidi flash.

(Daniel Pennac, Il paradiso degli orchi, traduzione dal francese di Yasmina Melaouah, Feltrinelli, Milano 1991 – ed. orig. 1985)

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